«L’arrivo del testo unico sul vino taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia in un’azienda vitivinicola. Dal vigneto alla bottiglia l’imprenditore deve investire almeno 100 giornate di lavoro per adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore vitivinicolo». È'quanto ha affermano i vertici della Coldiretti reggiana, Vito Amendolara e Assuero Zampini, nel commentare positivamente l’approvazione in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati il Testo unico del vino.
«Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte – precisano Amendolara e Zampini - che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli».
Il testo unico tra l’altro porterà alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, ma anche semplificazioni sulla normativa accise da lungo tempo attese e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero e - continua la Coldiretti - a sostegno delle esportazioni del vino Made in Italy.
A Reggio Emilia il settore vitivinicola pesa per 3.000 aziende, di cui il 25% con superficie vitata tra i 5 e 10 ha, 1.494.000 q.li di uva, produzione 2015 con un calo del 3,2% sul 2014, 7.785 ettari di superficie viticola complessiva.
L’Italia ha conquistato nel 2015 il primato mondiale per il vino, quantitativo, con una produzione di 47,4 milioni di ettolitri, qualitativo, con il primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt) e commerciale, con il record 2015 delle esportazioni di vino per un valore di 5,4 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale.
E mentre in Italia si punta alla semplificazione con il varo del testo unico sul vino, a Bruxelles si lavora a nuovi oneri burocratici per fermare le esportazioni dei piccoli produttori di vino che in Italia rappresentano lo zoccolo duro del settore, come denunciato questa mattina da Coldiretti al Vinitaly di Verona dove, nel proprio stand, ha aperto la prima “cantina dell’orrore”, per denunciare nuovi e incredibili casi di contraffazioni ed imitazioni dei nostri vini più prestigiosi.
L’Unione Europea - sottolinea la Coldiretti - sta lavorando ad una nuova definizione di piccolo produttore di vino escludendo quanti esportano che perderebbero cosi tutti i benefici di semplificazione con obbligo anche all’utilizzo del documento doganale informatizzato. Un danno che - precisa la Coldiretti - colpisce gran parte del sistema vitivinicolo nazionale che dovrebbe affrontare i ritardi provocati dai nuovi carichi burocratici con pesanti costi aggiuntivi per le tantissime imprese di dimensioni ridotte che hanno puntato sull’export.
A oggi - spiega la Coldiretti - su un totale di 48mila produttori di vino solo 2.500 superano i 1.000 ettolitri di produzione che li obbliga a questi adempimenti mentre al contrario sono ben 45.500 quelli che ne sarebbero colpiti.
«Fortissima preoccupazione per la introduzione di una nuova definizione di piccolo produttore (diversa da quella dell’art. 40 della direttiva delle accise) – concludono dalla Coldiretti reggiana - secondo cui chi esporta vino non è più piccolo produttore perdendo tutti i benefici di semplificazione ad esso connessi ed eliminando la possibilità di usare il documento di trasporto cartaceo denominato “MVV”, oggi utilizzato dai piccoli produttori per gli scambi intra-Ue (che in Italia sono il 95% del totale) in alternativa e deroga al sistema doganale dell’E-AD, obbligando di fatto tutti all’utilizzo del documento accise informatizzato».
11 Aprile 2016
Vino: -50% di burocrazia