A Reggio Emilia sono ancora aperte poco più di 1000 stalle per latte da Parmigiano Reggiano, 3.400 circa presenti nell’intero comprensorio, che nel 2014 hanno prodotto poco più di 5 milioni di quintali di latte con le importazioni in continuo aumento.
Il via libera all’uso del latte in polvere in Italia imposta dall’Unione europea sotto il pressing delle lobby mette a rischio un settore che a Reggio Emilia rappresenta 1/3 del valore del latte dell’Emilia Romagna - afferma Assuero Zampini direttore Coldiretti Reggio Emilia oggi a Roma in occasione della mobilitazione di allevatori, casari e consumatori in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte che danneggia e inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale.
«Con un chilo di latte in polvere si ottengono dieci litri di latte al prezzo di circa 20 centesimi al chilo che – continua Zampini - è pari quasi alla metà di quanto costa agli allevatori produrre il latte fresco dall’allevamento con le vacche. Costi di produzione in continuo aumento anche a causa, ad esempio, del caldo di questi giorni».
Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più – secondo una analisi di Coldiretti – scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura.
«Quelli che chiedono all’Unione Europea di produrre il “formaggio con la polvere” – commenta Zampini - sono gli stessi che sottopagano il latte agli allevatori italiani con prezzi che non coprono neanche i costi dell’alimentazione del bestiame, con il risultato che dall’inizio della crisi le stalle da latte continuano a chiudere, 1.300 nella sola Emilia Romagna».
Una manovra che – spiega Tonello - fa comodo a chi vuol continuare ad importare prodotti dall’estero da spacciare come Made in Italy per la mancanza di un adeguato sistema di etichettatura sull’origine dei prodotti lattiero caseari.
«A rischio il primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi italiani (ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale) – ha precisato Vito Amendolara, vice delegato confederale di Coldiretti Reggio Emilia da piazza Montecitorio. Una azione che oltre ad aprire le porte alle frodi, danneggia i consumatori con prodotti di basso standard qualitativo, l’omologazione dei sapori, la perdita di quella distintività e mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Con un chilo di polvere di latte – continua preoccupato Amendolara - è possibile produrre 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt tutto con lo stesso identico sapore».
8 Luglio 2015
UE: CON POLVERE DI LATTE A RISCHIO UN INTERO SETTORE