«Il riconoscimento dell’Igp per l’anguria reggiana è giunto dopo anni di duro lavoro dei produttori e di determinazione di tutti i soggetti che lo hanno sostenuto – commentano alcune delle aziende agricole DI Coldiretti, produttrici di anguria reggiana IGP – aumenta la preoccupazione per ciò che ha reso orgoglioso un intero comprensorio che rischia di essere vanificato dal trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea che non tutela le produzioni a denominazione italiane».
Su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute la grande maggioranza di 250 non gode di alcuna tutela con l’accordo. Un precedente disastroso a livello internazionale per gli agricoltori italiani impegnati a produrre per offrire sempre più garanzie al consumatori ma che si trovano in balia di un mercato falsato da importazioni indiscriminate, oltre a dover fare i conti con i riflessi che potrebbero manifestarsi sui mercati europei, dove paesi come la Gran Bretagna, in via d’uscita dall’UE, potrebbero scegliere di non riconoscere prodotti Dop e Igp.
«Dopo la collaborazione e la condivisione ricevuta da parte di enti e istituzioni sul percorso per l’ottenimento dell’Indicazione geografica protetta per l’anguria – commenta Coldiretti Reggio Emilia– improvvisamente ora sembrano scomparire tutti gli aspetti positivi per lasciare spazio a prospettive che non hanno nulla a che fare con i produttori locali».
L’ottenimento di un marchio che lega il prodotto al suo territorio rappresenta sempre un grande valore per tutto il sistema, poiché i marchi sono supportati da disciplinari che attestano garanzie di produzione, qualità e tracciabilità, garanzie da cui il consumatore ormai non prescinde.
«Il trattato Ceta – prosegue Coldiretti Reggio Emilia - è contrario a tutto ciò e soprattutto agli interessi dei produttori che lavorano con alti parametri qualitativi. Auspichiamo che gli Enti e le associazioni prendano posizione per fermare questo accordo, per salvare le nostre aziende e tutelare i consumatori, difendendo il valore della territorialità, dell’originalità e del proprio lavoro»