29 Aprile 2011
PARMALAT: CONTA L’ITALIANITÀ DEL LATTE

È prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e gli allevamenti italiani e si impegni su un Made in Italy che, oltre al marchio, contenga materie prime nazionali, cosa che purtroppo non è avvenuta nel passato. È quanto ha affermato Sergio Marini, presidente della Coldiretti che, in riferimento al lancio di un'opa su Parmalat da parte di Lactalis, ha sottolineato l’importanza di garantire l’acquisto di latte italiano e di valorizzarne le qualità.
«C’è bisogno di mettere un po’ di Italia vera dentro i marchi del Made in Italy - ha sostenuto Marino Zani, presidente della Coldiretti di Reggio Emilia - soprattutto se si chiamano Parmalat e fanno esplicito riferimento al nostro territorio che esprime una realtà produttiva e gastronomica famosa nel mondo. È necessario valorizzare il latte italiano. Solo a Reggio Emilia si producono oltre 5 milioni di quintali di latte e se ne importano 2,6 milioni, in forma di latte sterile, cagliate, polvere di latte o caseine che vengono impiegate dalle industrie lattiero casearie locali e arrivano sulle tavole in modo anonimo, se non addirittura spacciati per italiani»
Vengono importati, oltre al latte trattato a lunga conservazione, anche prodotti semi-lavorati: cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati. Questi prodotti vengono poi utilizzati, senza che il consumatore lo sappia, per produrre formaggi fusi senza latte, ma con sostanze da questo derivate, alle quali vengono normalmente aggiunti additivi che possono determinare effetti negativi per la salute del consumatore.
«I prezzi alla stalla del latte alimentare – continua Zani - risultano strutturalmente al di sotto dei costi di produzione soprattutto per una grave mancanza di trasparenza, che rende indistinguibile il prodotto italiano, dando spazio a importazioni indiscriminate che stanno sistematicamente facendo chiudere le nostre stalle e mettendo in pericolo il nostro territorio, le sue bellezze e la genuinità dei suoi prodotti. Per ogni litro di latte prodotto negli allevamenti reggiani, la metà è importato dall’estero, nonostante sia dimostrato che i nostri allevamenti siano i più sicuri e controllati d’Europa. Ogni mese, infatti, nelle stalle vengono effettuati mediamente da 8 a 12 controlli, circa uno ogni 4  giorni, che garantiscono sicurezza alimentare e qualità del latte. Vorremmo che il nostro primato venisse pubblicamente riconosciuto e chiaramente indicato».
«Ci servono due cose importanti: l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta ed un progetto industriale che valorizzi il Made in Italy, conclude il direttore della Coldiretti Giovanni Pasquali. Serve un progetto industriale che si impegni su un  Made in Italy che, oltre al marchio, acquisti materie prime nazionali e preveda una definizione di Made in Italy che non lasci più spazio a chi crede che la qualità delle materie prime non sia discriminante ma che basti l’aria delle nostre terre per trasformare un prodotto in italiano».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Approfondisci

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi