28 Gennaio 2011
MAIALE REGGIANO A RISCHIO DI ESTINZIONE

“Il settore suinicolo è provato da anni di crisi a cui la concorrenza estera forte e sleale e l’esponenziale aumento dei costi di produzione non hanno fatto fronte un adeguato riconoscimento dei prezzi delle carni, troppo bassi per la qualità a cui vengono portate. Le quotazioni dei suini  non hanno visto nessun incremento – commenta il direttore della Coldiretti reggiana Giovanni Pasquali.  Il settore ha bisogno di proposte concrete per tutelare una della produzioni che storicamente fanno parte della nostra realtà agricola”.
Coldiretti ha colto l’esigenza fortemente segnalata dai suinicoltori reggiana di un momento di programmazione e confronto convocando un incontro, lunedì 31 gennaio a Mantova, che vedrà i rappresentanti dei suinicoltori reggiani, emiliano romagnoli e quelli lombardi, riunirsi con il Responsabile nazionale di Coldiretti per la zootecnia, Giorgio Apostoli, e con il neo Presidente Anas, Andrea Cristiani.
Dopo anni di immobilismo del mercato Per questo motivo,
«Saremo presenti con una delegazione composta da una decina di allevatori e dai tecnici del settore. L’obiettivo è condividere l’analisi del difficile periodo che si sta affrontando, elaborando insieme i passi da compiere per garantire la sopravvivenza delle imprese suinicole – continua Pasquali. Il momento è cruciale perché, dopo anni di battaglie per la promozione delle carni suine, ora la legge sull’etichettatura è reale e concreta per il maiale locale come per tutte le altre produzioni made in Italy».
Senza la trasparenza dell’origine l’inganno ha dilagato in questi anni danneggiando sia i consumatori sia gli allevatori, che sempre più spesso chiudono le loro imprese per mancanza di riconoscimento economico da parte del mercato, come sta accadendo ai suinicoltori che si trovano a far fronte a spese superiori ai loro ricavi e da sempre producono nel segno della qualità e della sicurezza. Il rischio di estinzione del maiale reggiano e con esso i prodotti tradizionali di qualità che ne derivano è reale.
La suinicoltura reggiana continua nella sua lenta e costante retrocessione. Oggi si attesta sui 380.000 capi allevati in provincia contro gli oltre 500.000 di 5 anni fa e gli 800.000 di 15 anni fa.
La suinicoltura reggiana dunque si è dimezzata negli ultimi 15 anni ed oggi sugli scaffali dei negozi ben due prosciutti su tre provengano da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna, senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta, anzi, l'uso di indicazioni fuorvianti come “Di Montagna” e “Nostrano” spesso ingannano il consumatore sulla reale origine di ciò che mangia.
L’Italia produce soltanto il 60% del consumo interno di carne suina, del 40% di carne importa non si è certi della provenienza, all’interno della medesima struttura si macellano e si lavorano sia capi nazionali sia esteri e si stagionano cosce DOP e cosce estere.
Le più recenti quotazioni delle Camere di Commercio di Cremona, Mantova, Modena, indicano una remunerazione per la carne di suini di 160-180 kg pari a 1,225 euro/chilo.
«È necessario – conclude il direttore Pasquali - investire con una produzione programmata in base alle necessità di mercato ed una relativa valorizzazione delle carini con indicazione di origine in etichetta. Nella filiera del suino siamo di fronte a comparti stagni ognuno dei quali cerca di portare a casa il proprio vantaggio. Occorre che il mondo allevatoriale decida di costruire un percorso autonomo di confronto con il resto della filiera al fine di riprendere potere contrattuale».

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