10 Aprile 2024
MADE IN ITALY, AL BRENNERO SCOPERTI I ‘FAKE IN ITALY’, DA COSCE DI MAIALE DANESI A UVA INDIANA

Anche uova polacche, cipolle dell’Est, cagliata dalla Danimarca e grano di origine ignota.

Presente anche la Coldiretti di Reggio Emilia con i soci accompagnati dal presidente Matteo Franceschini e dal direttore Alessandro Corchia.

La mobilitazione prosegue domani, martedì 9 aprile, con i controlli su tir e autobotti e la black list dei prodotti più pericolosi.

 

Cosce di maiale danesi dirette a Modena che rischiano di diventare prosciutti italiani, uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona. Ed anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Sono solo alcuni esempi del “fake in Italy” scoperti dalla Coldiretti al Brennero, dove diecimila agricoltori con il supporto delle forze dell’ordine hanno fermato i tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Una mobilitazione per dire stop all’invasione di cibo straniero spesso venduto come nazionale, con l’avvio di una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

Al presidio hanno partecipato anche gli agricoltori di Reggio Emilia, insieme al presidente Matteo Franceschini e al direttore Alessandro Corchia, che si sono/ uniti ai 2000 provenienti dall’Emilia Romagna, guidati dal Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli e dal Direttore, Marco Allaria Olivieri.

Sono preoccupanti gli arrivi di cosce di maiale dal Nord Europa già pronte – sottolinea Coldiretti - per essere lavorate e magari diventare prosciutti venduti sul mercato con nomi del tipo “nostrano” o “di fattoria”. Ma c’è anche l’uva indiana diretta a Novara che entra nel nostro Paese in confezioni che non rispettano le normative e che dovranno dunque essere sostituite, con il dubbio che possa essere cambiata.

Emblematico pure il caso dei preparati industriali a base di uova in arrivo dalla Polonia – continua Coldiretti - considerato che l’Italia è pienamente autosufficiente per il suo fabbisogno nazionale. E non mancano cagliate danesi per fare il formaggio con destinazione Parma. Ma tra i prodotti scoperti nel corso dei controlli ci sono anche 25mila chili di latte austriaco diretti a Brescia, 23mila chili di pere dal Belgio dirette a Taranto, cipolle dell’est Europa spedite a Parma, formaggi con nome italiano fatti nel Nord Europa, tulipani olandesi in viaggio per Verona, 21mila di chili di patate “nordiche” spedite a Crotone, prodotti da forno, carne di maiale e molto altro.

La mobilitazione non si ferma e gli agricoltori della Coldiretti restano alla frontiera anche domani, martedì 9 aprile, per continuare con la verifica dei carichi di tir e autobotti in arrivo. Per

«Parte dal Brennero anche la grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola – commenta il direttore della Coldiretti reggiana Alessandro Corchia - con l’obiettivo di raccogliere un milione di firme e dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani, difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori. Dobbiamo estendere l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue».

La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.

«Dinanzi all’invasione di prodotti stranieri che mettono a rischio il futuro della nostra agricoltura e la salute dei cittadini – dichiara Matteo Franceschini, presidente della Coldiretti di Reggio Emilia - la Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola. Basti pensare ai recenti casi di patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell’olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine. Non può passare tutto dai valichi e dai porti. Inoltre è necessario  - continua il presidente - anche lo stop all'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo».

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