27 Giugno 2017
INGANNO LATTE E FORMAGGI VEGAN

Inganna i consumatori e fa chiudere le stalle la confusione generata dall’uso della parola ‘latte’ per bevande vegetali, come quella alla soia, che hanno raggiunto in Italia un valore al consumo di 198 milioni di euro con un incremento del 7,4% nell’ultimo anno. È quanto afferma la Coldiretti di Reggio Emilia nel commentare positivamente il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni come latte, crema di latte o panna, burro, formaggio e yogurt, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”.
I prodotti vegetali non possono pertanto essere chiamati con nomi di alimenti di origine animale, in particolare latticini, ponendo fine ad un inganno che riguarda il 7,6% di italiani che segue un’alimentazione vegetariana o vegana. Si riconosce dunque il valore delle norme europee che impediscono di chiamare latte ciò che non è di origine animale, tranne specifiche eccezioni. Quello che oggi chiamiamo latte di soia è una bevanda molto antica, nata probabilmente in Cina, che si ottiene dalla macinazione dei semi di soia in acqua con proprietà nutrizionali e organolettiche completamente differenti dal latte di origine animale. Un discorso che si estende anche ai derivati come burro, yogurt, formaggi e panna che non possono essere ottenuti con prodotti vegetali.

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