17 Ottobre 2009
IL VITIVINICOLO, UN SETTORE DA RISOLLEVARE

La viticoltura è il secondo settore per importanza dell’economia agricola reggiana. Sposta mediamente ogni anno 1 milione 250 mila quintali di uva prodotti sugli 8 mila e 700 ettari di superficie viticola dalle 6 mila aziende che hanno una superficie media di 1,67 ettari in pianura e di 0,95 ettari in collina.
Questa realtà, anche grazie al favorevole andamento climatico di quest’anno, ha concluso una importante campagna viticola con uve di ottima qualità ed un aumento della produzione di oltre il 23 per cento. Elevati quantitativi hanno caratterizzato l’intera produzione nazionale ma anche quella dei nostri maggiori competitor europei, Spagna e Francia.
Elevati quantitativi d’uva sul mercato si aggiungono ad una situazione già pesante legata alle giacenze di cantina, problema di portata non solo locale ma nazionale.
L’aumento della produzione si scontra inoltre con un inequivocabile calo nei consumi di vino, determinati da nuove abitudini alimentari ma, in parte, anche dai nuovi provvedimenti sulla guida sicura.
Il calo del prezzo di vendita del vino inoltre innesca inevitabilmente una diminuzione nel prezzo riconosciuto ai produttori per le uve con un conseguente calo dei bilanci di cantina e di redditività dei produttori.
A questi meccanismi di mercato in più si aggiungono, a gravare sulle aziende vitivinicole, gli aumentati costi di produzione.
«Il settore vitivinicolo sta attraversando profonde difficoltà – commenta il presidente della Coldiretti Marino Zani – per le quali abbiamo ipotizzato delle misure immediate da condividere con gli attori della filiera. Il reddito dei viticoltori è seriamente compromesso da questi meccanismi di mercato e non è sostenuto da adeguate politiche di ristrutturazione del settore».
Coldiretti ipotizza quindi l’inserimento della distillazione obbligatoria, utile per far diminuire le giacenze di cantina che tolgono potere di mercato e l’utilizzo del distillato per la produzione di biocarburante  con adeguati interventi da parte dello Stato per portare a compimento gli obiettivi del protocollo di Kyoto.
«Il rinnovo del disciplinare del Igp Emila – commenta ancora il presidente Zani – era l’occasione per risolvere almeno in parte il problema delle giacenze eliminando definitivamente la possibilità di usare il 15 per cento di vini non locali producendo un lambrusco al cento per cento reggiano e utilizzando così il rossissimo, migliore correttore a disposizione sul mercato e totalmente locale. Questo in un’ottica di riduzione delle giacenze ma anche di valorizzazione della nostra produzione locale e di un’etichettatura trasparente».
Determinante inoltre ai fini della commercializzazione del vino sono i progetti di aggregazione e gli accordi di filiera. «Il progetto proposto dalla Provincia che prevede il coinvolgimento delle cantine reggiane per promuovere un centro di imbottigliamento che ridurrebbe i costi sostenuti attualmente dalle cantine e che potrebbe diventare, in futuro, un interessante punto aggregativo commerciale della cooperazione viticola reggiana  – continua Zani – è positivo anche se ancora solo abbozzato e va letto come una opportunità per l’intero sistema vitivinicolo».
 

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