8 Novembre 2011
GUERRA DEL LATTE: L’ANTITRUST AGISCA!

Guerra del Latte
Italia ostaggio delle multinazionali, Antitrust agisca.
Multata da Antitrust Francia e Spagna per comportamenti scorretti


Presidio notturno degli allevatori della Coldiretti reggiana dalle prime ore della notte

“Il Made in Italy alimentare nel settore lattiero caseario è dominato da una multinazionale straniera che impone unilateralmente agli allevatori le proprie condizioni e beffa le Istituzioni nazionali”. È quanto denunciano gli allevatori di Coldiretti Reggio Emilia che continuano l’assedio insieme alle altre migliaia provenienti da tutte le regioni d’Italia, con trattori e mucche al seguito, della multinazionale francese Lactalis che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli, ed essere diventata il primo gruppo del settore, ora sottopaga il latte italiano al di sotto dei costi di produzione, con le importazioni dall’estero che provocano la chiusura delle stalle, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti.

“Dall’acquisizione del gruppo Parmalat da parte della multinazionale francese nel 2011 nella sola Emilia Romagna – denuncia Assuero Zampini direttore della Coldiretti di Reggio Emilia direttamente dal presidio – hanno chiuso 550 stalle, mentre in Italia le stalle chiuse sono state 4.000, oltre il 10% del totale. Una situazione che si è aggravata nell’ultimo anno con la decisione unilaterale di ridurre del 20% i compensi riconosciuti agli allevatori che sono scesi a 34 centesimi al litro, al di sotto dei costi di produzione stimati pari ad un valore medio compreso tra i 38 ed i 41 centesimi al litro in Lombardia dallo studio ufficiale dal Ministero delle Politiche Agricole in riferimento alla legge 91 del luglio che, in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte alla stalla debba essere commisurato ai costi medi di produzione”.

Anche in Italia - continua Coldiretti Reggio Emilia - si registrano comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori che hanno portato prima in Spagna e ora anche in Francia alla condanna delle principali industrie lattiero-casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale. In Francia l’Antitrust ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero-casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo scorso - sottolinea Coldiretti - era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni).

“Esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, ad opera dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono”, ha affermato Vito Amendolara delegato confederale di Coldiretti Reggio Emilia – ed anche la Coldiretti di Reggio Emilia si unisce alla corale richiesta di un intervento dell’Antitrust a livello nazionale poiché i prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori manifestano ormai evidenti segni di difficoltà perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione”.

La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003 con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Galbani e della Locatelli e poi nel 2011 con la Parmalat ed infine all’inizio del 2015 con l’acquisto del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge - denuncia la Coldiretti - la strana storia della Centrale del Latte di Roma, che vede coinvolto sempre il colosso transalpino. Nel marzo del 2010 una Sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat; pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo cinque anni, non ha ancora avviato le procedure di recupero delle proprie azioni. Secondo la Coldiretti il progetto per il recupero della Centrale deve prevede un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda.

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