14 Luglio 2020
DL SEMPLIFICAZIONE, È SULL’ACQUA LA GRANDE OPERA

In un Paese come l’Italia che per carenze infrastrutturali perde l’89% della pioggia caduta la vera grande opera prioritaria sarebbe la realizzazione di una grande rete di bacini diffusi capace di garantire una costante disponibilità di acqua per l’agricoltura e la produzione di cibo, oltre che per gli impianti per energia rinnovabile e gli stessi usi domestici. È quanto ha affermato Nicola Bertinelli, presidente della Coldiretti Emilia Romagna, in occasione dell’Assemblea dell’Anbi, l’Associazione nazionale delle Bonifiche. 

«Occorre, in particolare, un piano di investimenti – ha rimarcato il direttore della Coldiretti reggiana Maria Cerabona - per realizzare invasi e bacini di accumulo per raccogliere l’acqua e metterla a disposizione dell’agricoltura nelle aree, come la val d’Enza, che durante il periodo estivo restano a secco ma anche per alimentare le energie rinnovabili e per garantire gli usi civili».
«L’invaso di Vetto non solo è necessario – continua la Cerabona - ma è diventato assolutamente urgente per confrontare il grave problema idrico di quel territorio».

I temi della disponibilità idrica e dell’irrigazione hanno le carte in regola per entrare – ha spiegato il presidente Bertinelli - nel progetto di investimenti strategici che il nostro Paese deve presentare all’Unione Europea per spendere i fondi messi a disposizione da Bruxelles con il recovery fund. Un intervento, peraltro, perfettamente in linea con gli obiettivi del Green Deal promosso dalla Ue per salvare il clima.
Un intervento che non impatterà solo sul sistema agroalimentare, ma che sarà in grado di coinvolgere università, industria delle costruzioni, settore dell’energia, assieme ad Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti.

L’emergenza Covid19 ha dimostrato – afferma Coldiretti – il valore strategico del cibo e la necessità di garantire le condizioni per incrementarne la disponibilità e la capacità di autoapprovvigionamento del Paese. E per questo occorrono risorse idriche: acqua e cibo sono infatti un binomio indissolubile.

L’agricoltura che in provincia di Reggio Emilia gestisce il 75% del territorio – ricorda la Coldiretti reggiana – è l’attività economica che più di ogni altra vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato a raccogliere la sfida per individuare soluzioni ecosostenibili per le colture, per la gestione delle acque e per la sicurezza del territorio.
«La carenza idrica della Val d’Enza – conclude Maria Cerabona – mette in difficoltà non solo l’agricoltura e una produzione di eccellenza come il Parmigiano Reggiano, ma tutto l’ambiente, la flora e la fauna di questa area».

Ma per fare tutto ciò – ha concluso il presidente della Coldiretti Bertinelli - occorrono lungimiranza e soprattutto sburocratizzazione. Non si può, infatti, correre il rischio di non spendere i consistenti fondi europei per le inefficienze del sistema Paese, che, al contrario, ha le potenzialità per diventare un punto di riferimento a livello mondiale nella gestione della risorse idriche.

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