20 Settembre 2010
DANNI PER 67.000 EURO DA UNGULATI NEL PARCO

Ungulati sotto controllo anche nei territori del Parco
67.000 euro di danni alle aziende agricole da parte degli ungulati del Parco,
1.000 euro di danni ogni 100 ettari,
13 cinghiali per 100 ettari contro i 3 auspicabili.

Coldiretti: serve un tavolo tecnico organizzativo per risolvere il problema ungulati anche nelle aree interne al Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano

Oggi nel territorio del Parco sono presenti 13 cinghiali ogni 100 ettari laddove la densità auspicabile sarebbe di circa 3 esemplari. Questi, unitamente agli altri ungulati, hanno provocato nel 2009 ben 67.000 euro di danni alle aziende agricole con terreni nel Parco o confinanti, senza considerare i danni non stimabili economicamente sulla biodiversità animale e vegetale.
Le aziende agricole con terreni all’interno del Parco, o limitrofi, subisco un danno a ettaro doppio rispetto a quelle distanti dalle arre protette, con una stima di circa 1.000 euro ogni 100 ettari.
La densità dei caprioli è calata nell’ultimo anno circa del 20% a livello provinciale, anche grazie alle azioni intraprese in concerto con la consulta faunistico venatoria provinciale, avvicinandosi così all’obiettivo sostenibile per il quale è necessario un ulteriore calo nei prossimi tempi del 30%. Il problema però continua a rimanere alto per gli ungulati presenti sui territori interni al Parco, principalmente cinghiali, che sull’intera provincia dovrebbero subire un calo di ben il 50% di esemplari.
 “Più volte abbiamo chiesto incontri per affrontare il problema – afferma il presidente della Coldiretti reggiana Marino Zani. È necessario attivare delle misure per contenere il numero dei cinghiali che dalle aree del Parco si muovono danneggiando i terreni e le produzioni delle aziende agricole. Ed è bene anche monitorare la crescita numerica del cervo per evitare di dover poi prendere misure drastiche”.
Coldiretti da sempre affronta il “problema ungulati” con attenzione verso la tutela delle proprie aziende e al contempo con riguardo alla necessità di vigilare sulla biodiversità e di proteggere il patrimonio faunistico. Aspetti ed obiettivi sicuramente prioritari anche nelle decisioni e politiche del sistema Parco.
L’elevata e incontrollata densità degli ungulati nelle aree del Parco e, a ricaduta, nelle zone limitrofe, potrebbe condizionare anche gli aspetti sanitari veterinari creando condizioni di vita malagevoli per gli animali stessi, con possibilità di contagi come già si stà osservando per i caprioli.
“Le azioni già attivate sulle aree montane esterne al Parco, in concerto con Provincia e Atc, hanno dato buoni risultati e quindi chiediamo nuovamente – conclude il direttore Giovanni Pasquali - la costituzione di un tavolo tecnico operativo alla presenza di tutti gli enti coinvolti per affrontare e risolvere una volta per tutte anche i problemi derivati dal soprannumero di ungulati presenti all’interno del Parco”.

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