8 Agosto 2017
DANNI DA FAUNA SELVATICA

Il territorio è quello compreso dai confini amministrativi del Comune di Casalgrande all’interno del quale le aziende agricole, che in base alla delibera regionale devono attivare le misure di prevenzione dai danni da fauna selvatica, sono costrette a non utilizzarle in nome di un assurdo regolamento comunale più volte definito dallo stesso Sindaco frutto di una ‘svista’.
È questo l’oggetto di una denuncia presentata da Coldiretti Reggio Emilia a carico del Comune di Casalgrande.
«Dopo numerosi incontri con il Sindaco – commenta il direttore della Coldiretti reggiana Assuero Zampini – e tante promesse ci siamo trovati costretti a procedere con una denuncia formale che allegheremo a tutte le domande di risarcimento per i danni da fauna selvatica che la Regione Emilia Romagna respingerà per mancata ottemperanza della prevenzione da parte delle aziende agricole richiedenti».
Il regolamento comunale, unico per i 42 comuni della provincia, impone una distanza di 200 metri tra il sistema di prevenzione ed ogni fabbricato costringendo le aziende agricole a sommare le distanze per ogni lato e ad non poter soddisfare le indicazioni

La deliberazione della giunta regionale 28 ottobre 2013, n. 1515, contenente le direttive relative alle modalità di funzionamento del fondo destinato alla prevenzione del contributo per l’indennizzo dei danni, cita al punto 5.2 che «i danni subiti a seguito della non ottemperanza all’azione di prevenzione indicata dalla Provincia, dell’inadeguato utilizzo dei mezzi di prevenzione ovvero quando il produttore, pur avendo avuto negli anni precedenti ripetuti episodi di danni arrecati dalla stessa specie, non abbia provveduto in merito».

Questo è esattamente quello che accade alle aziende agricole di Casalgrande. «Dopo aver investito sui sistemi di prevenzione per salvare il proprio raccolto, come ad esempio i cannoncini per allontanare gli storni, le aziende sono costrette a non utilizzarli dopo le regolari visite e verbali da parte dei vigili comunali».
In assenza di corretto utilizzo di questi sistemi di prevenzione la Regione non potrà provvedere al risarcimento dei danni subiti.

«Speriamo con questa azione di aver finalmente fatto comprendere al Sindaco – conclude il direttore Zampini - l’importanza di una risoluzione rapida e definitiva di una situazione assolutamente unica in tutta la provincia che rende l’agricoltore impotente e beffato al tempo stesso»

Il territorio è quello compreso dai confini amministrativi del Comune di Casalgrande all’interno del quale le aziende agricole, che in base alla delibera regionale devono attivare le misure di prevenzione dai danni da fauna selvatica, sono costrette a non utilizzarle in nome di un assurdo regolamento comunale più volte definito dallo stesso Sindaco frutto di una ‘svista’.
È questo l’oggetto di una denuncia presentata da Coldiretti Reggio Emilia a carico del Comune di Casalgrande.
«Dopo numerosi incontri con il Sindaco – commenta il direttore della Coldiretti reggiana Assuero Zampini – e tante promesse ci siamo trovati costretti a procedere con una denuncia formale che allegheremo a tutte le domande di risarcimento per i danni da fauna selvatica che la Regione Emilia Romagna respingerà per mancata ottemperanza della prevenzione da parte delle aziende agricole richiedenti».
Il regolamento comunale, unico per i 42 comuni della provincia, impone una distanza di 200 metri tra il sistema di prevenzione ed ogni fabbricato costringendo le aziende agricole a sommare le distanze per ogni lato e ad non poter soddisfare le indicazioni

La deliberazione della giunta regionale 28 ottobre 2013, n. 1515, contenente le direttive relative alle modalità di funzionamento del fondo destinato alla prevenzione del contributo per l’indennizzo dei danni, cita al punto 5.2 che «i danni subiti a seguito della non ottemperanza all’azione di prevenzione indicata dalla Provincia, dell’inadeguato utilizzo dei mezzi di prevenzione ovvero quando il produttore, pur avendo avuto negli anni precedenti ripetuti episodi di danni arrecati dalla stessa specie, non abbia provveduto in merito».

Questo è esattamente quello che accade alle aziende agricole di Casalgrande. «Dopo aver investito sui sistemi di prevenzione per salvare il proprio raccolto, come ad esempio i cannoncini per allontanare gli storni, le aziende sono costrette a non utilizzarli dopo le regolari visite e verbali da parte dei vigili comunali».
In assenza di corretto utilizzo di questi sistemi di prevenzione la Regione non potrà provvedere al risarcimento dei danni subiti.

«Speriamo con questa azione di aver finalmente fatto comprendere al Sindaco – conclude il direttore Zampini - l’importanza di una risoluzione rapida e definitiva di una situazione assolutamente unica in tutta la provincia che rende l’agricoltore impotente e beffato al tempo stesso»

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