È con l’11 novembre, giornata di San Martino, che tradizionalmente si chiude l’annata agraria e la Coldiretti di Reggio Emilia avanza un primo bilancio provinciale. Un buon andamento complessivo dei prezzi anche se le rese non sono sempre all’altezza delle aspettative.
Il settore suinicolo è in discreta ripresa seguito da quello vitivinicolo, il lattiero caseario, con la produzione del Parmigiano Reggiano, si mantiene bene così come quello cerealico, con un picco per la produzione di mais.
L’agricoltura reggiana dunque tiene nonostante la crisi, mostrando una elevata capacità aziendale anche se accompagnata da una generale difficoltà sulla commercializzazione. L’intero comparto ha complessivamente un trend positivo iniziato già dallo scorso anno, che lo fa uscire da un periodo di profonda crisi.
Gli alti costi di produzione che gli agricoltori continuano a sostenere, unitamente al peso della burocrazia ed ai prezzi di mercato poco remunerativi, rinforzano una situazione fortemente limitante per le aziende agricole che si affacciano a nuovi investimenti con enorme difficoltà.
Ad aggravare il contesto in cui si muovono le aziende permangono alcune situazioni “calde” presenti nel corso dell’intera annata e che, ancora aperte, incidono in modo rilevante sui costi amministrativi: normative sullo smaltimento dei rifiuti aziendali e direttiva nitrati connessa allo smaltimento dei reflui zootecnici.
LATTIERO CASEARIO – La produzione di Parmigiano Reggiano continua a crescere in media con un aumento del 6,8% per il comprensorio, per i primi dieci mesi del 2011, e con un riconoscimento economico di 10,5 euro al chilo. La provincia di Reggio Emilia, con i suoi 105 caseifici si attesta dunque, a settembre 2011, su una produzione di 761 mila forme con un aumento dell’8,1%.
In controtendenza i consumi nazionali confermati da un uso pro capite di 1,47 chili per il Parmigiano Reggiano, rispetto ai 23 chilogrammi di formaggi generici. Complice del calo la crisi economica e l’instabilità dei prezzi che disorienta i consumatori. Nei primi anni 2000 le quotazioni si attestavano su cifre non troppo dissimili dagli attuali 10,5 euro/kg, che sono stati però riconquistati dopo anni in cui si è scesi anche sotto i 7 euro/kg.
L’export 2010 del comparto ha raggiunto le 37,5 mila tonnellate con un incremento del 7,9% sul 2009 con volumi importanti verso Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia.
La recente approvazione delle linee guida dei piani produttivi è un importante segnale verso la stabilità produttiva e quindi di prezzo, imprescindibile per programmare investimenti e per rafforzare le azioni di commercializzazione ed export.
VITIVINICOLO - La produzione di uva reggiana nel 2011 si è attestata su 1,25 milioni di quintali pari a un meno 10,5% rispetto al 2010. La remunerazione ai produttori promette buoni prezzi, comunque ancora troppo vicini ai costi di produzione. Le liquidazioni dalle cantine sociali si attesteranno in media intorno ad un più 7-10 euro al quintale rispetto allo scorso anno raggiungendo quotazioni medie di circa 27-35 euro al quintale, confermando la timida ripresa del settore iniziata lo scorso anno.
Per valorizzare la commercializzazione del vino reggiano rimane determinante aggregare il prodotto per affacciarsi sui mercati emergenti. Il progetto di aggregazione delle cantine di Arceto, Correggio, Prato e San Martino in Rio porterebbe ad un notevole aumento del potere contrattuale dei produttori con conseguenti vantaggi competitivi sui mercati interni ed esteri, nuovi e storici. Un’opportunità che permette di razionalizzare maggiormente i costi di produzione e valorizzare il prodotto migliorando così la redditività dei produttori.
SUINICOLO– La produzione di carne suina per il 2011 è calcolata in circa 40 mila tonnellate, con un leggero calo rispetto al 2010.
Annata positiva dunque per i suinicoltori in quanto iniziata con una quotazione pari a 1,20 euro al chilo per arrivare ai recenti 1,57 euro, remunerazione che inizia ad essere accettabile rispetto ai costi di produzione, che pur sono aumentati nel 2010 sino a 1,43 euro al chilo.
I primi risultati di ripresa del settore sono anche frutto di azioni sindacali e della valorizzazione delle produzioni.
ORTOFRUTTICOLO - Pessima annata per il prezzo di cocomeri e meloni. Nonostante la buona qualità dei cocomeri reggiani, che stanno concludendo l’iter per l’ottenimento del marchio Igp, il prezzo si è notevolmente abbassato, in alcuni casi anche sotto ai costi di produzione con dei 7 centesimi al chilo. Il prezzo medio si è attestato intorno ai 20 centesimi e, solo per una limitata produzione di anguria nostrana, i produttori hanno spuntato un prezzo accettabile di 45 centesimi.
I meloni hanno subito la stessa sorte delle angurie strappando un prezzo medio di 40 centesimi al chilo. È diminuita la superficie coltivata rispetto al 2010 con circa 250 ettari a cocomeri e 80 a meloni per un totale rispettivamente di 112 mila quintali e 28 mila di meloni.
Produzione in aumento del 6% per le pere che hanno maturato una pezzatura inferiore agli standard ed hanno strappato un prezzo medio alla produzione di circa 45 centesimi al chilo, con una sostanziale riduzione rispetto allo scorso anno.
CEREALICOLO - In provincia di Reggio Emilia nel 2011 sono stati investiti 24 mila ettari in cereali di cui 10,9 mila in grano e 11 mila in mais. La produzione complessiva dei cereali è aumentata di circa il 7,5%.
Il mais, che ha avuto condizioni climatiche favorevoli, ha visto un aumento del 20% rispetto al 2010 come superficie coltivata e del 12% come produttività.
I prezzi, dopo un aumento nel primo semestre, sono diminuiti nel secondo attestandosi sui valori medi del secondo semestre 2010 con quotazioni pari a 20 euro al quintale per il grano e 19 per il mais.
Per il 2012 ci si attende un aumento della produzione di grano in conseguenza all’aumento della superficie coltivata grazie alle favorevoli condizioni climatiche durante il periodo della semina.