Coldiretti Reggio Emilia: gli ‘scachetti’ reggiani sono un’ottima opportunità di reddito per l’azienda agricola e un’ottima risorsa a disposizione dei consumatori.

Se le arachidi egiziane, con la loro forte presenza di aflatossine, occupano la settima posizione nella classifica dei cibi più pericolosi stilata da Coldiretti, l’idea di coltivarle a Reggio Emilia con altissimi standard qualitativi e ottimi risultati economici è stata approfondita ieri sera durante un incontro tecnico organizzato da Coldiretti Giovani Impresa Reggio Emilia alla presenza del Dott. Stefano Corazza, agronomo di Sis, Società Italiana Sementi.

La buona notizia è che le arachidi si possono coltivare bene non solo nei terreni sabbiosi e che può sicuramente essere una coltivazione che si presta all’agricoltura reggiana.

Durante l’incontro, a cui hanno partecipato anche i tecnici di Coldiretti Reggio Emilia, il dott. Corazza, ha tracciato le linee guida di base per la conoscere questa coltivazione, abbandonata dalle nostre parti dal secondo dopo guerra.

«Le prime arachidi 100% italiane, dal seme allo scaffale per iniziativa di Coldiretti con Filiera agricola italiana spa (Fdai), Noberasco e SIS, Società Italiana Sementi – dichiara Maria Cerabona, direttore Coldiretti Reggio Emilia – sono già presenti sul mercato ed hanno già ricevuto il totale apprezzamento dei consumatori. La domanda di arachidi sul mercato italiano – continua la Cerabona - oggi è quasi interamente coperta da prodotto straniero, che presenta una percentuale molta alta delle cancerogene aflatossine».

«Una filiera dell’arachide locale presenta – continua la Cerabona - un enorme potenziale di sviluppo, anche come coltura di rotazione dei cereali. Un bel esempio di filiera in cui ognuno ha il giusto riconoscimento economico del proprio lavoro con la garanzia di un buon  reddito per le imprese. I nostri tecnici sono già pronti per offrire la consulenza necessaria».