24 Febbraio 2021
ACETO BALSAMICO, INACCETTABILE SCIPPO DEL NOME

Coldiretti Reggio Emilia: non si può accettare l’appropriazione del nome di aceto balsamico da parte della Slovenia.

A rischio 1 miliardo di euro di valore al consumo.  È un attacco all’intero sistema del Made in Italy di qualità

 

 

«È inaccettabile l’appropriazione del nome di aceto balsamico da parte della Slovenia – denuncia Maria Cerabona, direttore della Coldiretti di Reggio Emilia. Questo scippo mette a rischio 1 miliardo di euro di valore al consumo e rappresenta un attacco all’intero sistema del Made in Italy di qualità». Il Governo sloveno, infatti, ha deciso di varare una norma con la quale qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare, e vendere, come “aceto balsamico”.

«Una scelta già notificata alla Commissione Europea – rileva la Cerabona - che va contro le attuali norme comunitarie che tutelano Dop e Igp e disciplinano il sistema di etichettatura e informazione del consumatore».

«La manovra slovena sull’aceto balsamico rischia di diventare un precedente pericoloso – continua la Cerabona - contro il quale occorre attivarsi immediatamente a livello comunitario per garantire la difesa di uno dei prodotti simbolo anche della reggianità».

Sono riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea oltre alla Dop della nostra provincia Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop, anche l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e l’Aceto Balsamico di Modena IGP. «Sono prodotti ottenuti nel rispetto di specifici disciplinari di produzione – rimarca il direttore di Coldiretti Maria Cerabona - trasmessi nel tempo da generazioni. Devono essere protetti nei confronti delle imitazioni low cost che non hanno nulla a che vedere con i prodotti originali».

Assieme all’aceto balsamico è dunque sotto attacco l’intero sistema del Made in Italy di qualità – evidenzia Coldiretti - e lo stesso primato dell’Italia che conta 312 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario, oltre a 526 vini Doc/Docg e Igt.

L’iniziativa slovena rischia inoltre di andare ad ingrossare il mercato internazionale del falso made in Italy utilizzando impropriamente, secondo un’analisi Coldiretti e Filiera Italia, parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’Italia.

Questa industria del falso è sempre più fiorente – contesta Coldiretti – ed ha i suoi centri principali a partire dall’Australia al Sudamerica, dal Canada agli Stati Uniti dove una spinta importante è venuta dai dazi punitivi nei confronti dei formaggi e dei salumi italiani che hanno favorito le “brutte copie” locali.

 

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