È apprezzabile la tempestiva azione di denuncia e sequestro di due prodotti denominati Parmesan individuati alla fiera di Anuga di Colonia in Germania, denominazione non generica ma evocativa del nome «Parmigiano Reggiano» che non può essere utilizzata per altri formaggi.
«Ottima e tempestiva operazione quella del Consorzio di tutala – commentano Vitangelo Tizzano e Assuero Zampini, vertici di Coldiretti Reggio Emilia – resa possibile dalla sentenza del 2008 della Corte di Giustizia delle Comunità Europee che vieta l’uso di denominazioni evocative Stati membri della Ue. La nostra preoccupazione corre subito al Ceta, il trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione Europea – continuano dalla Coldiretti reggiana - che autorizzerebbe all’estero l’utilizzo della traduzione inglese Parmesan del Parmigiano Reggiano, per formaggi che non hanno nulla a che fare con la specialità Made in Italy più venduta nel mondo».
Un precedente disastroso a livello internazionale - sottolinea Coldiretti Reggio Emilia - per i migliaia di allevatori ed i caseifici impegnati nella produzione di Parmigiano Reggiano che ha proprio nelle imitazioni il concorrente più forte all’estero. Senza variazioni il trattato con il Canada danneggerà irrimediabilmente la produzione locale a favore delle copie canadesi.
«Quasi il 31% degli italiani ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare dovrebbero essere puniti con l’arresto – commentano Tizzano e Zampini i dati dell’Indagine Coldiretti/Ixe’ sulla base dei dati divulgati dal Censis sul mercato del falso in Italia che vale 6,9 miliardi dei quali 1 miliardo di euro negli alimentari, pari al 14,8%».
Inutile precisare che al danno economico si aggiunge quello di immagine con la presenza sul mercato di prodotti di imitazione che non hanno le stesse caratteristiche qualitative di quelli originali e in alcuni casi anche rischiosi per la salute».
«Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto – conclude la Coldiretti - confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare che vanno perseguiti con un sistema punitivo più adeguato come opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari, presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli».