La Russia ha perso, di recente, la “guerra del prosciutto” al Wto che ha dichiarato illegittimo il divieto di importazione imposto dal Paese di Putin nel 2014 su suini vivi, carni suine fresche e altri prodotti suini provenienti dall'UE, alla luce delle regole del commercio internazionale.
«La misura era stata presa prendendo a pretesto la scoperta di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia – spiega Silvano Menozzi, vice presidente Unapros (unione nazionale produttori suini). Questa misura secondo il panel dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) – spiegano dalla Coldiretti - non si basa sulle pertinenti norme internazionali e viola le norme dell'accordo Wto».
La ‘guerra del prosciutto’ è stata la prima ritorsione alle sanzioni decise dall’Unione Europea ed ha anticipato di pochi mesi l’embargo totale sancito dalla Russia. Una guerra commerciale che ha colpito duramente l’agroalimentare Made in Italy con un taglio delle esportazioni stimato dalla Coldiretti in 600 milioni di euro nell’arco di due anni.
«La suinicoltura in Italia è in continuo calo, a Reggio Emilia si è più che dimezzata negli ultimi 15 anni – continua Menozzi - ed oggi sugli scaffali dei negozi ben due prosciutti su tre provengano da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna, con norme igienico sanitarie differenti da quelle italiane, senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta, anzi, l'uso di indicazioni fuorvianti come “di Montagna” o “Nostrano” spesso ingannano il consumatore sulla reale origine di ciò che mangia. Il rischio di estinzione è concreto per le eccellenze Dop locali, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma ».
La chiusura forzata degli allevamenti è stata causata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione sia per i bassi prezzi provocati dalle importazioni dall’estero di carne di bassa qualità senza indicazione di origine chiara in etichetta sia per gli alti costi di adeguamento aziendale alle stringenti normative regionali relative alla gestione dei reflui zootecnici».
È una situazione - spiega la Coldiretti - che rischia di compromettere per sempre la potenzialità produttiva suinicola con una destrutturazione degli allevamenti difficilmente recuperabile che mette a rischio lo stesso circuito dei salumi Dop.
23 Settembre 2016
RUSSIA PERDE “GUERRA DEL PROSCIUTTO” MA SUINICOLTURA REGGIANA A RISCHIO