Contiene materie prime straniere circa il 33% della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. È quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero dove continua la mobilitazione di migliaia di agricoltori che sono stati raggiunti nella mattinata dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, reduce dal Consiglio dei Ministri agricoli a Bruxelles e in cui sono presenti numerosi gli agricoltori della Coldiretti reggiana guidati dal direttore Assuero Zampini.
“Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere giungono in Italia per riempire barattoli, scatole e bottiglie per il mercato come Made in Italy”, denuncia il direttore di Coldiretti Reggio Emilia Assuero Zampini dal vivo del presidio al Brennero. La presenza di ingredienti stranieri nei prodotti alimentari realizzati in Italia è dovuta alla ricerca sul mercato mondiale di materie prime di minor qualità pur di risparmiare, dal concentrato di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino. Un trend che mette a rischio – denuncia Zampini – un’agricoltura italiana che è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità. Non sono esenti da questo andamento neanche le nostre produzioni locali, primo tra tutti il Parmigiano Reggiano il cui mercato subisce anche la forte penalizzazione di un generico burro straniero importato in quantità e che impedisce alle aziende agricole reggiane di dare ulteriore valore al proprio prestigioso latte con la trasformazione in burro. Questo aspetto è stato presentato proprio stamane dal Segretario generale di Coldiretti Enzo Gesmundo agli agricoltori presenti per rimarcare il valore dei danni anche indiretti subiti dalle aziende agricole impegnate nel mantenere alta la qualità del lavoro e delle produzioni».
L’Italia conquista, infatti, il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1.4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7.5%). Ma l’Italia è anche il Paese con le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri paesi dell’Unione Europea, dove si assiste ad un crescendo di diktat alimentari finalizzati a surrogati, sottoprodotti e aromi vari che snaturano l’identità degli alimenti.
In tutta Europa circolano liberamente imitazioni low cost del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, i cosiddetti “similgrana”, realizzate fuori dall’Italia senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine. «Quasi la metà della spesa è anonima - commenta Vito Amendolara di Confederazione Coldiretti - per colpa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per quella trasformata, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte. Tra le decine di camion fermati con il sostegno di Polizia, Carabinieri dei Nas e Guardia di Finanza – conclude Amendolara – sono stati intercettati numerosi prodotti provenienti dall’estero, molti dei quali senza etichettatura, pronti a diventare italiani come intere cisterne di latte dirette ad una grande multinazionale straniera che opera in Italia che si aggiungono alla “mozzarella fresca” di importazione, alle cagliate tedesche pronte a diventare formaggi italiani, alle pancette fresche con marchiatura illeggibile, alle verdure provenienti dalla Svezia evidenziati grazie al blitz di Coldiretti».
I DIKTAT DELL’UNIONE EUROPEA SULLA TAVOLA DEGLI ITALIANI
· Latte in polvere nei formaggi - La Commissione Europea ha inviato una lettera all’Italia con la richiesta di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale n .138 dell’11 aprile del 1974 che ha garantito da oltre 40 anni il primato della produzione lattiero casearia italiana. L’Italia - riferisce la Coldiretti - dovrà rispondere entro il 29 settembre 2015 a questa lettera di “diffida” sull’infrazione n.4170 con la quale in pratica si vuole imporre all'Italia di produrre “formaggi senza latte”.
· Senza latte in Italia una mozzarella su quattro - Una mozzarella su quattro in vendita in Italia è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea.
· Il similgrana low cost senza indicazione di provenienza - Nell’Unione Europea è permessa la vendita imitazioni low cost importate dall’estero del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori.
· Il vino allo zucchero - L’Unione Europea consente ai paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall'uva.
· Wine kit - il vino dalla polvere - L’Unione Europea - afferma la Coldiretti - permette la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua.
· La microetichetta dell’olio - Sulle bottiglie ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” per riconoscere gli oli importati.
· La carne annacquata - L’Unione Europea consente per alcune categorie la possibilità di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5%. Ma per wurstel e mortadella tale indicazione può essere addirittura elusa, anche se il contenuto di acqua supera tale percentuale, secondo la nuova normativa comunitaria definita con il Reg. 1169/2011 dell'Unione.
· Il cioccolato senza cacao - L’Unione Europea ha imposto all’Italia di aprire i propri mercati anche al cioccolato ottenuto con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao.
· Due prosciutti su 3 sono stranieri ma non si vede - Più di due prosciutti su tre consumati in Italia sono ottenuti da maiali stranieri, ma il consumatore non lo sa perché in etichetta non è obbligatorio indicare la provenienza. Una mancanza di trasparenza che in realtà riguarda quasi la metà della spesa, dai formaggi alla frutta conservata fino al latte.