6 Marzo 2013
INSOSTENIBILI I DANNI DA FAUNA SELVATICA!

I danni da fauna selvatica insostenibili e inaccettabili
I cinghiali si “mangiano” interamente il reddito degli agricoltori, praticamente 100 camion di fieno e di cereali all’anno

Il sistema provinciale reggiano paga 300 mila euro all’anno per risarcire solo il 50% dei danni all’agricoltura, senza contare i rischi per la biodiversità, l’ambiente e gli incidenti stradali

13 cinghiali per 100 ettari contro i 3 auspicabili,
130 km di filo elettrificato steso per recintare 150 appezzamenti

È pari a 300 mila euro l’ammontare dei risarcimenti per le sole coltivazioni agricole riconosciute per l’annata agraria 2012, che comunque copre appena la metà dei danni effettivi, senza contare le gravi conseguenze legate agli incidenti stradali, alla conservazione della biodiversità e alla tutela dell’ambiente. La situazione è pesante già da molti anni e le misure sino ad ora pensate si sono rivelate evidentemente poco efficaci.
Infatti il numero dei caprioli, ad esempio, è aumentato del 15% rispetto lo scorso anno nonostante i prelievi autorizzati dalla Provincia e il 30% dei cinghiali assegnati non è stato prelevato, incrementando ulteriormente la densità già elevatissima.
«Mi chiedo come è possibile che si investano cifre di questa entità per risarcire l’agricoltura tra l’altro solo per la metà dei danni subiti senza mettere in pratica interventi efficaci e risolutivi per il contenimento dei capi riducendo sia gli oneri a carico dei cittadini sia tutti i problemi connessi con il sovrannumero di ungulati e fauna selvatica – commenta il direttore della Coldiretti Giovanni Pasquali». I fondi a disposizione sono pochi per coprire gli effettivi danni e pesano comunque molto sulle spalle della collettività.
La densità degli ungulati sotto controllo comporterebbe solo benefici, in primo luogo la riduzione della spesa a carico dei contribuenti, la possibilità per gli agricoltori di contare sul proprio reddito aziendale, la riduzione degli incidenti stradali, la salvaguardia della biodiversità e la tutela dell’ambiente oltre a condizioni di vita adeguate per gli animali stessi che in notevole sovrannumero sono costretti ad uscire dal loro habitat per procurarsi il cibo e sono soggetti a malattie, che rischiano di portare anche negli allevamenti. 
Sono anni orami che sollecitiamo la risoluzione del problema che per il mondo agricolo ha un onere ormai insopportabile.
Cinghiali, cervi e caprioli “mangiano” in un anno oltre 100mila euro di produzioni agricole reggiane. Foraggio, erba medica e cereali sono evidentemente il cibo preferito dagli ungulati che ormai si “mangiano” interamente il reddito degli agricoltori.
La distruzione delle produzioni della nostra agricoltura compromette l’intera filiera agricola delle produzioni di qualità. Il foraggio mancato, distrutto dagli ungulati, rappresenta in filiera 2 q.li in meno di Parmigiano Reggiano al giorno, per un valore medio di circa 2 mila euro.

La Provincia confinante, ad esempio, ha già autorizzato per metà aprile la caccia di selezione individuale del cinghiale nei territori montani mentre nella nostra provincia, a fine stagione venatoria, ci sono mandrie di cinghiali che pascolano indisturbati provocando quei danni che sono poi a carico di tutta la collettività e degli agricoltori

«È ora di dare attuazione ai protocolli stipulati e ai piani di controllo. Diamo il via alla caccia di selezione, autorizziamo al prelievo altro personale o gli stessi agricoltori. Proroghiamo il termine del calendario venatorio considerando l’andamento climatico. Attiviamo seriamente le azioni di prevenzione, come i dissuasori elettrici, meccanici, olfattivi e sonori e l’uso dei cani addestrati per l’allontanamento dalle coltivazioni. Contrastiamo l’alimentazione artificiale – denuncia Pasquali. Riduciamo con azioni urgentissime e incisive il numero dei capi di fauna selvatica perché l’agricoltura reggiana non è più in grado di sostenere un altro raccolto distrutto».

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