Made in Italy
Salume locale ma prodotto negli Usa
Coldiretti: sconcerto per le dichiarazioni del Presidente di Parmacotto sui suoi salumi italiani prodotti negli Stati Uniti
Zani: è negare l’essenza della qualità italiana sostenere che un prodotto possa essere considerato italiano anche se trasformato all’estero con materie prime straniere
“Sono a dir poco sconcertanti le dichiarazioni del presidente di Parmacotto, che non ha nessuna remora a definire Made in Italy il suo salame “toscano”, fatto negli Stati Uniti con carne prodotta negli Stati Uniti”. Così il presidente della Coldiretti di Reggio Emilia, Marino Zani, si unisce al coro di tutti i presidenti della Coldiretti regionale sbigottiti per le dichiarazioni del presidente di Parmacotto, Marco Rosi, apparse giovedì scorso sul settimanale “Panorama Economy”.
“E’ negare l’essenza stessa della qualità delle produzioni tipiche locali, sostenere che possano essere etichettati come made in Italy i prodotti derivati da materie agricole estere e prodotti all’estero, solo perché vengono lavorate da una industria italiana, oltretutto distaccata su territorio estero – sostiene Zani. In questo modo non si riconosce l’importanza che deriva dal territorio e dalla competenza dei nostri agricoltori, la rilevanza dei controlli nelle aziende agricole italiane e, men che meno, il valore aggiunto che un luogo regala al prodotto stesso. Tutto questo rafforza una concorrenza sleale nei confronti dei produttori agricoli italiani, con la diffusione di un falso made in Italy, per un valore di oltre 50 miliardi di dollari, – prosegue Zani – e consolida l’inganno verso i consumatori che, attraverso immagini di bei paesaggi e di antiche tradizioni, vengono indotti ad acquistare prodotti che credono locali, italiani, e che in realtà sono tutt’altro. Non è possibile che i consumatori di qualsiasi latitudine possano trovare due salumi etichettati entrambi “made in Italy”, uno prodotto in Italia e l’altro nel New Jersey. Come può essere? Ognuno può produrre ciò che vuole, diventa però fondamentale e sempre più urgente estendere a tutti gli alimenti, l’etichettatura dell’origine del prodotto agricolo utilizzato negli alimenti”.
“La logica del presidente di Parmacotto – dice Giovanni Pasquali, direttore della Coldiretti reggiana – è completamente distorta e preoccupante. Questa modalità di interpretare il made in Italy significherà la chiusura delle nostre aziende agricole, perché arriveremo ad importare materia prima dall’estero esclusivamente in base al prezzo, togliere il lavoro a dipendenti italiani perché delocalizzeremo le industrie di trasformazione in altri Paesi. I produttori italiani non produrranno più ma i consumatori continueranno a portare in tavola prodotti made in Italy fasulli”.
A chi conviene questa concezione di vita? È una domanda che Coldiretti rivolge agli amministratori della cosa pubblica, ai produttori, agli industriali, ai consumatori. Ed è anche una domanda che nei prossimi giorni rivolgeremo in modo esplicito a tutti i cittadini nelle piazze delle nostre città.
SETTORE SUINICOLO REGGIANO IN CIFRE
300 aziende
390.000 capi a fine 2009; 409.000 a fine 2007
47.800 t. di carne prodotta nel 2008
1,30 €/Kg prezzo del suino grasso - 1,40 €/Kg il costo di produzione affrontato dalle aziende